In occasione dei referenda del 2005 sulla procreazione assistita trionfò l'astensionismo. Io scrissi al proposito un articolo cercando di dare un inquadratura giuridico-costituzionale alla questione, nel piccolo delle mie possibilità.
È interessante in certi casi scoprire quante cose non si sanno: per esempio che invitare all'astensione non è morale lo sappiamo tutti (anche se quando ci conviene lo dimentichiamo), ma quanti sanno che in molti casi è anche reato?
E, per chi è credente, andrebbe pure considerato peccato... almeno, così ci insegna la Bibbia.
Qui vi presento l'articolo pubblicato nell'estate del 2005 su Rinascita Flash.
Buona lettura,
Mauro.
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Contro Ponzio Pilato
Contro Don Abbondio
I referenda del 12-13 giugno sono passati. E sono falliti.
Intendiamoci, non è un fallimento che il sì non abbia vinto. Qualunque siano le nostre personali idee, qualunque sia il bene (reale o ipotetico) dello Stato, ogni referendum che raggiunga il quorum è un successo. Che vinca una parte o l’altra.
Qualunque referendum che venga invalidato a causa dell’astensionismo è un fallimento.
Un fallimento dello Stato, un fallimento dell’informazione, un fallimento della democrazia. E soprattutto un fallimento dell’intelligenza.
Ma non è il momento di parlare di ideali: per condannare il Ponzio Pilato astensionista sono più che sufficienti dati concreti. Leggi, Costituzione e Bibbia.
Tenendo conto che i primi sostenitori dell’astensione sono stati i vescovi e i cosiddetti partiti cattolici, è interessante partire dalla Bibbia.
E più precisamente dal Vangelo secondo Matteo, un testo che a quanto pare non gode di molta fortuna letteraria all’interno del mondo cattolico, visto che è stato completamente disatteso il suo insegnamento.
In due punti il Vangelo secondo Matteo smentisce il comportamento dei vescovi.
Matteo 5,37: “Il vostro parlare sia sì, sì; no, no; poiché il di più viene dal maligno”. Tradotto in parole povere: abbiate il coraggio di esprimere le vostre opinioni, di prendervi le vostre responsabilità. L’astenervi dal prendere posizione è male. Forse addirittura peccato.
Matteo 22,21: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Tradotto anche qui in parole povere: siate laici, non lasciate che la fede governi lo Stato e neanche che lo Stato vi imponga una fede.
Il nuovo Testamento ci viene in aiuto in un altro punto, per la precisione nella Lettera ai Colossesi 2, 16-21. La citazione è lunga e me la risparmio, riassunti però questi versi chiedono ai cristiani di rispettare le leggi (laiche!) dello Stato, senza tradire i propri principi religiosi. I vescovi ci hanno chiesto molto più semplicemente di venire meno alle regole dello Stato e di impedire agli altri (tramite l’astensione e, di conseguenza, l’annullamento del voto di chi alle urne è andato) di poter esprimere le proprie idee. Insomma: la legge va rispettata, ma avete il dovere di parlare, di difendere le vostre idee. Non di astenervi.
Come sarcasticamente, ma correttamente, ha commentato Vittorio Zucconi sul sito web di Repubblica: “Don Abbondio si sarebbe astenuto”. Don Abbondio. Non Cristo.
Non tutti sono però credenti. A coloro cui la Bibbia non dice nulla, può forse venire in aiuto la Costituzione della Repubblica Italiana. Un testo che dovrebbe unire tutti i cittadini italiani, qualunque credo religioso o politico essi abbiano.
E comunque un testo che tutti, volenti o nolenti, devono rispettare, in quanto costituente la legge fondamentale dello Stato.
La Costituzione contiene nell’articolo 48 (Titolo IV, “Rapporti politici”) due frasi molto importanti.
“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Non obbligo, ma comunque “dovere civico”. Civico significa anche “del cittadino”. Come fa uno che non adempie ai propri doveri civici pretendere di veder rispettati i propri diritti di cittadino? In sostanza: hai il diritto di non votare, ma così facendo decidi tu stesso di catalogarti come cittadino di serie B.
La seconda frase interessante, che è anche la più importante, recita: “Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”.
Cosa è invece successo? Che il 25% (più quelli che non hanno potuto votare per impossibilità e non per scelta) dei cittadini italiani hanno visto il proprio diritto di voto non solo limitato ma addirittura annullato grazie alla campagna astensionista condotta non solo dalla chiesa, ma addirittura da esponenti di punta della politica e da membri del Parlamento della Repubblica Italiana.
Il voto di chi si è recato alle urne è stato, grazie al non raggiungimento del quorum, annullato, cancellato. A queste persone è stato di fatto negato il diritto di esprimere la propria voce nel segreto dell’urna, in quanto questa voce è stata a posteriori cancellata.
Molte persone considerano però Bibbia e Costituzione come “ideali”, non come leggi. Insomma dei cataloghi di opzioni che possono essere rispettati o meno, a seconda di voglia e convenienza.
Per quanto possa essere antipatico, questa visione può essere accettata (non apprezzata, però) per quanto riguarda la Bibbia, essendo essa un testo religioso, non un codice legislativo. La Costituzione però è legge effettiva. La legge suprema di uno Stato.
Molti non lo sanno. Ritengono che la Costituzione sia solo una dichiarazione di intenti.
In questo caso ci vengono in aiuto le leggi della Repubblica Italiana. Anche se, per assurdo, avessero ragione coloro che ritengono la Costituzione solo una dichiarazione di intenti, questi non sarebbero comunque giustificati nella loro propaganda astensionista. Anzi, secondo la legge sarebbero condannabili alla reclusione da sei mesi a tre anni (oltre che a pene pecuniarie).
Leggiamo l’articolo 98, titolo VII, del D.P.R. n. 361 del 30 marzo 1957 (“Testo unico delle leggi elettorali”): “Il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, l’esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori […] o ad indurli all’astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000”. In breve: è lecito astenersi, ma è reato propagandare l’astensione.
Questa legge per anni è stata discussa, nel senso che ci si chiedeva se valesse solo per le elezioni o anche per i referenda.
Il dubbio è stato risolto con la legge n. 352 del 25 maggio 1970 “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”. Questa legge dice nell’articolo 51: “Le disposizioni penali, contenute nel Titolo VII del testo unico delle leggi per la elezione della camera dei deputati, si applicano anche con riferimento alle disposizioni della presente legge”.
In breve: anche sui referenda è lecito astenersi, ma è reato propagandare l’astensione.
Riassumendo il tutto: chi non si è recato a votare per scelta ha dimostrato di essere un pessimo cristiano e un pessimo cittadino, e chi lo ha indotto a non votare ha addirittura commesso reato.
Del resto il voto concedeva a tutti ogni possibilità di difendere le proprie idee:
1) Contrario alla legge? Voti sì.
2) Favorevole alla legge? Voti no.
3) Indeciso oppure convinto che debba decidere il Parlamento e non il popolo? Voti scheda bianca.
Insomma: alla fine non ha vinto l’una o l’altra posizione politica oppure la chiesa. Hanno vinto Ponzio Pilato e Don Abbondio, la vigliaccheria e il rifiuto di prendersi le proprie responsabilità.
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