27.7.06

Genova - Famosa e sconosciuta

Siamo in estate, in tempo di vacanze, quindi mi permetto oggi di inserire qui un articolo un po' "turistico", invitandovi a usarlo come piccola guida per scoprire o riscoprire la città più bella del mondo: Genova.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 11 (estate 1999) della rivista studentesca ONDE.

Buona lettura,

Mauro.

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Una città tra i monti e il mare

Genova - Famosa e sconosciuta

Tutti sanno dove si trova, e molti credono di conoscerla. Sulla sua storia commerciale e militare si è scritto molto. Ma com'è veramente Genova? Cosa si nasconde nel suo cuore? Pochi conoscono i tesori d'arte dei suoi palazzi, quasi nessuno conosce l'atmosfera delle sue strade. Genova non è solo una città, è un mondo.

Genova. “La Superba” - “Die Stolze”. Alzi la mano chi ha almeno una volta sentito questo nome, chi crede di sapere almeno qualcosa di Genova. Bene, vedo tante mani alzate, ma chi la conosce veramente? Pochi, forse nessuno, per questo oggi vorrei invitarvi a passeggiare con me per le strade di questa illustre sconosciuta.

Eccoci allora in Piazza De Ferrari, il cuore geografico (e non solo) della città. Penso che la nostra passeggiata possa partire di qui, dove la Genova degli affari regna e dove la sera si sveglia la Genova dei locali, dei cinema, dei teatri, insomma la Genova del divertimento.
Da qui, dalla Genova costruita tra la fine dell’Ottocento e il Ventennio, basta fare pochi passi per raggiungere il vero cuore storico e vitale della città: il centro storico, i carruggi. Questa città vecchia è la più grande d’Europa, un incredibile dedalo di viuzze, alcune strettissime, alcune più larghe, che qua e là si aprono in splendide piazzette e dietro un angolo ospitano squarci di mare mentre dietro il successivo si vedono i monti.
E voltando le spalle a Piazza De Ferrari, prima di entrare nel centro storico, troviamo l’imponente Palazzo Ducale, centro di potere civile e militare quando Genova era una repubblica indipendente, oggi uno dei più grandi e affascinanti centri artistico-espositivi d’Italia e sul cui torrione medievale sventola sempre la bandiera genovese (casualmente uguale a quella inglese: croce rossa in campo bianco - forse anche per questo, oltre che per tanti altri motivi, Genova era chiamata la “città più inglese del Mediterraneo”).

Nell’intrico di vie della città vecchia, formatosi nel corso di due millenni, si possono trovare alcuni tra i palazzi più belli d’Italia, testimoni dei secoli d’oro della Superba, quando Genova si contendeva con Venezia il dominio del Mediterraneo.
Palazzi come Palazzo Spinola di Pellicceria, oggi museo di proprietà dello Stato, mostrano al visitatore imponenti facciate e gli permettono di visitare lussuosissimi interni, spesso (come nel caso dei palazzi di Via Garibaldi) decorati con tele dei più grandi pittori fiamminghi (Rubens o Van Dyck per esempio) e non solo.
Anche le chiese della città vecchia sono dei gioielli, come la da poco restaurata San Luca, cappella privata ma aperta al pubblico, con decorazioni barocche splendide e leggere. Oppure San Matteo, chiesa della famiglia Doria, una delle famiglie più potenti (insieme agli Spinola e ai Fieschi) della storia genovese, e circondata dai palazzi dei vari componenti la famiglia, uno dei quali ospita lo studio genovese di Renzo Piano, autore del progetto per la ricostruzione della Potsdamer Platz di Berlino.

Ma la città vecchia non è solo monumenti e musei, è anche vita, è anche gente, è questo e tanto altro.
Mentre scendiamo da De Ferrari verso l’angiporto sentiamo infatti venirci incontro un mondo intero: non sentiamo più solo l’italiano (o il dialetto) dei genovesi e il giapponese onnipresente dei turisti che vedono tutto attraverso l’obiettivo fotografico e non guardano mai niente coi propri occhi. Cominciamo a sentire l’inglese e il tedesco non solo dei turisti più attenti alla storia, ma anche dei commercianti o degli imprenditori fermatisi qui per fare affari col porto. Cominciamo a sentire l’arabo o lo swahili degli immigrati africani che offrono la loro merce variopinta. Cominciamo a sentire lo spagnolo o l’hindi di marinai di passaggio. Cominciamo a sentire il francese dei pellegrini di Saint Tropez venuti perché a Genova c’è l’unica chiesa al mondo dedicata al santo che dà il nome alla loro città (San Torpete). E mille altre lingue e dialetti presenti per i più svariati motivi.

E mentre scendiamo verso il porto, possiamo fare una sosta presso la pasticceria Klainguti (in origine Kleingut, fondata da una famiglia svizzera e costretta a cambiare nome sotto il fascismo - chissà perché però le venne consentito di conservare la “K”, lettera non certo italiana) o presso la dirimpettaia pasticceria Romanengo, le due migliori della città.
E scendendo ancora cominciamo a sentire gli odori dei negozi di spezie, provenienti da ogni angolo del mondo. Ecco, in questa via siamo sulla Riviera Ligure, girato l’angolo siamo nell’Arabia profonda e dopo quella piazzetta comincia la Cina dei mille fiori.
E, all’improvviso, Piazza Banchi col suo mercato di fiori, verdure e frutta dai mille colori e girato quell’angolo finalmente il mare, il vero re di Genova.
Piazza Caricamento, con l’affrescato Palazzo San Giorgio e il porto antico, riportato a splendore nuovo, e antico al tempo stesso, al tempo delle manifestazioni Colombiane del 1992. Perdiamoci a girare per l’Acquario, il più grande d’Europa o per le sale del museo del mare. O, più semplicemente sediamoci a riposare su una panchina e godiamoci il rumore e l’odore del mare. E se siamo d’inverno possiamo anche goderci lo spettacolo della pista per pattinaggio su ghiaccio costruita sul mare.

Voltando le spalle al mare vediamo la corona di monti che, imponente, circonda la città. Genova: una città di mare costruita in montagna oppure una città di montagna che giace sul mare. Come preferite.
Seguitemi, incamminiamoci su per questi monti, passando vicino al Museo Chiossone (la più importante collezione mondiale di arte e cultura giapponese fuori dal Giappone) e inerpicandoci per le strade che portano al Righi, il primo di questi monti, amato dai genovesi per i panorami che da lì si godono e dalle coppiette per gli angoli romantici che offre.
Ma possiamo andare ancora più in alto, raggiungere il Forte Sperone o una delle altre fortezze costruite attorno alla città. Una serie di imponenti costruzioni militari che circondano la città, sistema di difesa secondo solo alla grande muraglia cinese.
E da qui il panorama é veramente mozzafiato: ai nostri piedi la città, schiacciata tra mare e monti, col suo porto, i suoi parchi e le sue case strette e alte. Ai lati la Riviera: si può guardare a ovest ben oltre Savona, mentre a est il promontorio di Portofino blocca la visuale. E nelle giornate più limpide, quando il cielo e la luce sono perfetti, si può persino intravedere la Corsica.
Siamo quasi a 1000 metri d’altezza, ma la città, che da qui sembra silenziosa, è subito lì sotto: 5 chilometri e siamo in centro o sul mare.

Scendiamo di nuovo verso il porto e saliamo su uno dei vaporetti che fanno servizio pubblico.
Passiamo sotto la Lanterna, il simbolo della città, un faro unico al mondo per eleganza e bellezza, sfioriamo le navi di ogni tipo e dimensione che entrano e escono dal porto e dirigiamoci verso est.
Passiamo così davanti a Boccadasse, angolo idilliaco in mezzo alla città. Fino a meno di due secoli fa era un piccolo borgo di pescatori subito fuori le mura, poi la città crescendo lo ha circondato, lasciandolo però intatto. Oggi la spiaggetta circondata da vecchie case di pescatori affacciate sull’insenatura sembra ancora persa lontano dalla città, che è tutto attorno ma non si vede e non si sente.
E arriviamo infine a Nervi, estrema propaggine orientale della città, con la sua passeggiata a mare direttamente sugli scogli, i suoi parchi, il rumore della risacca e i profumi degli oleandri, dei limoni, degli aloe.

E ci sarebbe ancora tanto da vedere. L’altra passeggiata a mare, quella di Pegli. I panorami dal Belvedere di Castelletto. Punta Martin, una scheggia di Dolomiti a pochi passi dalla città. Innumerevoli musei e locali caratteristici. E altro ancora.
Ma vi ho già fatto camminare abbastanza per oggi, fermiamoci a mangiare un piatto di trenette al pesto accompagnate da un buon Cinque Terre in una delle vecchie trattorie senza lusso, ma con ottima cucina, e poi andiamo a passare la serata in qualche locale o teatro del centro storico. Da dove hanno spiccato il volo la musica di Fabrizio De André, l’ironia di Beppe Grillo, l’arte drammatica di Vittorio Gassman, le visioni di Lele Luzzati. Perché Genova, non dimentichiamolo, é anche fucina teatrale e musicale. Una delle punte di diamante del panorama italiano.